IL 'SOSIA' DEL CAPPELLINI DIVENTERÀ UN MUSEO?
a cura di Cinzia Amorosino
Il sommergibile Toti, che fu di stanza pure a Taranto anni fa, è stato trasportato nel Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano dove fa bella mostra di sè ed è possibile visitarlo.
Noi tarantini ci accontentiamo di ospitare almeno una ricostruzione di una unità navale, dopo la perdita della Vittorio Veneto.
Si potrebbe fare della riproduzione del sommergibile Cappellini, realizzato a Taranto per le riprese del film sul capitano Todaro, un museo di storia navale e militare?
Se lo chiede e avanza una interessante proposta il consigliere regionale e comunale Massimiliano Stellato.
Penso che potremmo farne un attrattore turistico, un ulteriore punto di forza della nostra città”.
Taranto ha già cercato anni fa, purtroppo invano, di fare dell’incrociatore Vittorio Veneto, che per anni fu nave ammiraglia della Marina Militare, un museo navale. Nacque un comitato, si mise a punto un possibile progetto, ma poi gli enormi costi che sarebbe stato necessario affrontare per trasformare radicalmente l’incrociatore della Marina, fecero cadere l’iniziativa. La bonifica dello scafo dall’amianto, aveva costi troppo elevati. Sappiamo come è andata a finire la storia: a giugno del 2021 il Vittorio Veneto ha lasciato il Mar Piccolo, la base della Marina dove era fermo da tempo, per raggiungere un’altra sede.
Nel caso della riproduzione del modello del sommergibile Cappellini, non ci sarebbero tutti questi problemi. Non c’è presenza di amianto o altri materiali nocivi, è un modello costruito adesso ed i costi da affrontare sono decisamente contenuti. Il Comune di Taranto e la Regione Puglia, d’intesa, potrebbero dunque lavorare all’individuazione di un finanziamento per prendere in carico il simulacro del sommergibile, fedelmente riprodotto. Come proposto da Stellato.
In effetti, non si può negare che qualora si posizionasse in quel luogo centrale della città il modello del sommergibile Cappellini, si darebbe anche un valore aggiunto alla ristrutturazione dell’intera area e si avrebbe un attrattore turistico di sicuro interesse.
Peraltro, aggiunge il consigliere, “la possibilità di visitare, attraverso un modello fedelmente riprodotto, un sommergibile protagonista di una importante pagina di storia di solidarietà italiana, sarebbe un giusto compendio ad altri attrattori che insistono nell’area.
La ricostruzione del "Cappellini sul set de “Il Comandante” di Edoardo De Angelis
La ricostruzione del “Cappellini sul set de “Il Comandante” di Edoardo De Angelis: la storia di un eroe italiano, Salvatore Todaro, interpretato da Pierfrancesco Favino, è posizionato all’interno dell’Arsenale della Marina Militare dove è stato ricreato un vero e proprio teatro di posa a cielo aperto per le riprese in mare.
La produzione sta investendo sul territorio, nel giro di poche settimane, oltre 1,2 milioni di euro coinvolgendo professionisti e maestranze pugliesi, fornitori, case e alberghi che ospitano cast e troupe. Il cinema e l’audiovisivo, quindi, oltre a suscitare emozioni, sviluppano un indotto importante, sia economico che culturale.
Per le riprese del film Cinecittà ha commissionato all’attuale Adamantis, https://www.adamantiseuropeltd.com/ azienda di carpenteria metalmeccanica nata nel 2017 che si trova su Strada di Maratta 48 05035 Narni (TR), dove prima c’erano le officine della Bosco, di ricostruire in ogni dettaglio il simulacro del sommergibile Cappellini. Il sottomarino è lungo 73 metri per 70 tonnellate di acciaio, ricreato seguendo i progetti provenienti dall’ufficio storico della Marina Militare.
Il sommergibile Cappellini fu varato nel 1939. Fu catturato dagli americani e portato ad affondare al largo di Kõbe il 16 aprile 1946.
LA STORIA NEL FILM
Il 29 Settembre 1940, sotto il comando del Capitano di Corvetta Salvatore Todaro, il Cappellini forzò lo stretto di Gibilterra senza intoppi iniziando le operazioni in Atlantico.
Il 13 Ottobre fermò il piroscafo jugoslavo Rapin Topick e, trovatolo in regola, lo lasciò proseguire; due giorni dopo al tramonto entrò in contatto col mercantile belga Kabalo, di 5186 tonnellate, unità dispersa del convoglio Alleato QB223, attaccandolo in superficie con l’ausilio del cannone da circa 2000 metri di distanza.
A questo punto il Capitano Todaro si occupò dei naufraghi; prima ne raccolse cinque che avevano lasciato la nave all’ultimo istante, poi, rintracciata una delle due scialuppe di salvataggio con a bordo ventuno marinai, ne trasbordò a bordo due gravemente feriti partendo poi alla ricerca della seconda scialuppa e promettendo di tornare l’indomani.
Appreso dalla radio che la seconda imbarcazione era stata trovata dal piroscafo Panama, invertì la rotta e, tornato sul punto ove aveva lasciato la prima scialuppa, la prese a rimorchio nella speranza di incontrare una nave neutrale.
Alla ripetuta rottura del cavo di rimorchio prima e della stessa scialuppa poi, Todaro decise di imbarcare tutti i naufraghi e di far rotta per l’isola di Santa Maria delle Azzorre ove giunse all’alba del 19 Ottobre.